Ragionamenti sulla bolognese dalla spiaggia
di Dino Guglielmelli

Amici cari buon giorno.
Scrivo, per la prima volta sull’argomento e non è facile perché oggi come oggi online si trova di tutto e di più e non vorrei essere ripetitivo.
Imposterò quindi il discorso basandolo sulle esperienze che mi hanno avvicinato e fatto innamorare perdutamente di questa speciale tecnica, nella speranza di essere utile soprattutto a chi si avvicina per la prima volta alla pesca a bolognese dalla spiaggia e non conoscendo diverse sfaccettature magari si scoraggia per poi abbandonare non sapendo le emozioni che si perdono. Quindi: Ragionamenti sulla bolognese dalla spiaggia.
Prima regola base
per qualunque pescatore che pratichi qualsiasi disciplina di pesca è semplice e chiara: ANDARE A MARE A PESCA.
Oggi la tecnologia da un lato aiuta molto i neofiti a reperire info preziose sulle nuove tecniche, attrezzature ecce cc e questo è il lato buono della medaglia ma le medaglie hanno due facce, il lato cattivo per me è quello che tanti video visti e rivisti più volte daranno l’impressione a chi non sa tanto in materia che pescare sia la cosa più semplice che esiste, basta buttare un amo e un’esca e tempo 45 secondi circa e il pesce abbocca. La realtà, per fortuna, è molto diversa.
Un grave errore che un neofita fa è, come già detto, guardare i vari video sulle catture le varie spiegazioni sulle montature e pensare: è facile !!!!
Vado, SPENDO per l’attrezzatura e ferro spigole come se non ci fosse un domani.
In primis chiariamo che la pesca a bolognese NON È il gallo che va giù e quindi la preda ha mangiato.
La bolognese è un bel puzzle e solo quando ci saranno tutti i pezzi ben assemblati tutto andrà come deve.
La pesca in generale la vedo come una bella partita a scacchi dove il cavallo sarà il giusto amo delle giuste dimensioni, la torre il giusto galleggiante, l’alfiere il giusto filo nella giusta dimensione e lunghezza, i pedoni la giusta spallinata ecc.
In una battuta di pesca tutto deve essere bilanciato al meglio per dare al tutto la maggiore naturalezza possibile considerata il moto ondoso la corrente ecc soprattutto quando peschiamo dalla spiaggia.
Entrando nello specifico
della pesca con bolognese dalla spiaggia cosa importante è trovare il giusto spot, io frequento spiagge fonde ovvero quelle spiagge che quando entriamo in acqua per fare il bagno in estate a 3 m della battigia troveremo già più o meno 2.5m di fondo e lo stesso andrà aumentando gradatamente aumentando la distanza dalla riva. Dalla battigia a 5 o 6 m in avanti sarà la nostra zona di pesca ovvero sul “gradino” e 2 metri avanti a questo. Il gradino è una discesa ripida di ciottolame più o meno grosso ed è su questo e nei 2-3 m antistanti lo stesso, che molti pesci spesso pascolano o predano. I meno esperti pensano che la profondità sia condizione indispensabile per fare belle catture, è un grosso errore, l’unica condizione indispensabile e assoluta è la presenza di acqua.
Prediligo zone con fondali dal ciottolame medio grande perché offre al pesce la possibilità di fare tana.
Altra tipologia di spot che mi piace frequentare sono le foci delle fiumare ovvero piccoli corsi d’acqua dolce che finisco in mare creando, con la miscelazione dolce salato, un habitat particolare molto spesso frequentato dalle spigole.
Se uno non conosce bene la tipologia di un posto che vuole frequentare basta usare l’app Google Heart che con le sue foto satellitari ad alta risoluzione fa vedere tutto, compresi i primi metri di fondale, esiste la possibilità che le foto siano vecchie di uno due anni e magari le mareggiate abbiano modificato in parte il fondale ma è una possibilità abbastanza rara.
I preliminari di una pescata con la Bolo
Ora, che abbiamo scelto il posto giusto e siamo in spiaggia, come imposteremo la nostra pescata?
La bolognese che lunghezza deve avere?
Da riva lunghezza 6 o 7 m, la 6 patisce meno sofferenza con il vento che se forte ci costringerà a terminare l’azione di pesca se usiamo la 7, la 7 ci da un pò di gioco in più per superare la risacca e impedire che la stessa tenda a tirare con l’onda la lenza madre.
Possiamo utilizzare sia il galleggiante classico da bolognese sia quello a penna da inglese. Il primo lo useremo con la spallinata classica e terminale mentre il secondo io lo monto fisso a un piccolo moschettone e aggancio un terminale lungo un paio di metri con un amo del 18 o 20.
Preparata l’attrezzatura il prossimo passo e fare il primo lancio che io faccio per capire la velocità della corrente e direzione e farne più di uno a varie distanze da riva ci farà le idee più chiare.
Ora diciamo che la corrente va da destra verso sinistra io stabilisco un punto X sul quale lanciare e iniziare a far passeggiare il galleggiante e un punto Y dove stabilisco che la corsa dello stesso è finita quindi si recupera rilanceerò sempre su X.
Per la pasturazione, per mia abitudine, faccio una fiondata di bigattini su Xe una più a metà strada tra X e Y circa ogni 3 passaggi completi.
Durante la pescata dobbiamo capire il tipo di movimento che il moto ondoso fa fare al galleggiante, definiamo una specie di danza, e una volta capito, guardandolo, capire le stonature nel ritmo cioè ad esempio l’improvviso arresto del suo cammino senza affondare, che può essere un piccolo incaglio del terminale o un pesce che mangia e trattiene in bocca l’esca senza tirare oppure il galleggiante cammina sempre leggermente inclinato a sinistra all’improvviso si inclina di poco a destra ecc.
Sono tutti segnali che ci devono mettere pronti alla ferrata.

In conclusione
Tornando a concetti generali, ricordate che nella pesca a bolognese tutta la strutture deve essere bilanciata es: è inutile mettere un terminale dello 0.18 se sapete che non ci sono grossi saraghi che sfiorino il kg, un bel sarago di 500-600g lo si tira tranquillamente con uno 0.14, o portare al massimo la spallinata rispetto alla galleggiabilità del galleggiante se abbiamo un’onda di 40 50 cm che a ogni passaggio porterà sotto il predetto trattenendo qualche secondo primo della riemersione perdendo così più di qualche possibile mangiata.
Tenete presente che non è la canna da 500€ ne quella che 100€ che vi farà tirare fuori la spigolona della vita ma lo farà la padronanza globale della vs attrezzatura. In combattimento, il sapere quando la flessibilità della canna è al limite sotto la trazione della preda e quindi sarà necessario aprire più frizione per non far rompere il terminale. Chiaramente l’attrezzo di maggior qualità vi darà maggior tutela perché probabilmente ammortizzerà qualche vostro errore di troppo.
Come in tutte le cose il metodo migliore per ottenere risultati è l’esperienza e questa si fa in un solo modo: sbagliando e capendo l’errore ovvero capire che si è data poca frizione o troppa o il terminale troppo o troppo poco sottile, magari stiamo facendo lavorare l’esca a una altezza spagliata e prima di chiudere la pesca dicendo “non mangiano” magari proviamo a far lavorare il terminale sul fondo o un po’ più su di dove l’avevamo piazzata prima, ecc.
Tenete comunque presente i consigli sulle montature varie indicate on line ma, siate pronti, a modificare il tutto perché la montatura consigliata dall’amico pescatore di Bari o Genova che nei suoi spot funziona alla grande non è assolutamente detto che vada bene nei vostri, perché ogni spot ha le proprie caratteristiche di profondità, giochi di corrente, diversa struttura del fondale, ecc.
Il bello della pesca a bolognese è che è una pesca molto dinamica sia nella gestualità che nel ragionare, ecco cosa intendevo quando qualche rigo fa quando ho parlato di “scacchi” e vi assicuro che le emozioni e soddisfazioni che questa disciplina sportiva vi regalerà saranno uniche.