Il Cefalo
La pesca al Cefalo, come quella alla spigola, meriterebbe trattati enciclopedici.
Com’è fatto il Cefalo? Descrizione
Cefalo in greco, significa grande testa, quindi potete immaginare il resto…..
Ne esistono 75 specie per 20 generi diversi.
L’ordine è quello dei Mugiliformes, la famigllia è quella dei Mugiladae. Nel mediterraneo , le specie di interesse economico sono 5:
- il cefalo comune o muggine Mugil cephalus;
- il cefalo dorato Liza aurata;
- Il cefalo calamita Liza ramada;
- Il cefalo verzelata Liza saliens;
- il cefalo Bosega Chelon labrosus.
A prescindere dalla specie di appartenenza, hanno abitudini abbastanza diverse fra loro. Tendenzialmente vivono in acqua salata o salmastra, ma alcuni risalgono foci e fiumi anche per diversi Km. Adorano le acqua non troppo profonde, ricche di sedimenti, calme e relativamente calde. Gradisce ogni tipo di fondale sia esso sabbioso, roccioso o fangoso. Di fatto, alcune specie hanno carni pregiate, altre di scarso valore culinario proprio per queste differenze nella scelta del loro habitat naturale.
Cefalo comune o muggine Mugil cephalus
Testa larga e massiccia, da cui il nome siculo “testone“, e della palpebra trasparente che copre l’occhio, due caratteri assolutamente tipici della specie.
Conosciuto come muggine. Specie eurialina, in grado di sopportare ampie variazioni di salinità, si ritrova sia in acque marine, che dolci, che salmastre. È in grado di vivere anche in ambienti inquinati, infatti si trova frequentemente all’interno di porti.
Facilmente superare i 90 cm di lunghezza e pesare sino a 5 Kg.
Si nutre di invertebrati ma anche di vario materiale organico in decomposizione.

Cefalo dorato Liza aurata
Forse la più semplice da identificare a causa della macchia dorata sull’opercolo, e da un’altra macchia più piccola più vicino all’occhio. Molto simile al Cefalo comune, ha testa più stretta e piccola ed il labbro superiore sottile

Cefalo calamita Liza ramada
Contraddistinto da una piccola macchia nera all’ascella delle pinne pettorali che sono corte, se piegate in avanti non raggiungono il bordo posteriore dell’occhio.
Vista la sua facile adattabilità alle acque dolci e salmastre questa specie è frequentemente allevata.
Cefalo verzelata Liza saliens
Parente strettissimo del cefalo dorato, è spesso confuso con quest’ultimo.
Il corpo è molto snello, muso molto appuntito, e la macchia dorata sull’opercolo è presente ma frazionata in due o più macchie piccole, non è mai unica come nel dorato.
Cefalo Bosega
Il mio preferito in cucina, si distingue dalle altre specie per il labbro superiore particolarmente carnoso, senza la rientranza centrale che gli altri presentano, in oltre le pinne sono quasi sempre di colore grigio opaco, plumbeo.

E’ chiaro che i pescatori li confondano facilmente, ne ho visto e sentite di tutti i colori, all’occhio meno esperto la confusione è d’obbligo ma basta seguire le linee guida qui sopra per identificarli facilmente.
Denominazioni dialettali del Cefalo
Regione che vai, nome che trovi.
Sicilia | Mulettu, tistuni |
Sardegna | Pisch’e ponti, Pisc’e iscatta, Lissa, Muzzaru, Mugheddu |
Calabria Toscana | Muggine |
Romagna | Mgiàto, Mégia, Siéolo, Zéval |
Lazio | Cefalo |
Liguria | LuassuCarida, Musson |
Puglia | Ciefl, Garzalongo |
Veneto | Zievolo, Cavolo, Botolo, Siègul, Siegoło |
Campania | Capozzo |
Come pescare il Cefalo?
La pesca Del Cefalo a fondo dalla spiaggia
Se vogliamo una pesca mirata occorre necessariamente una paratura (Calamento) che di sportivo ha davvero poco: La mazzetta.
Eticamente scorretta, la uso esclusivamente quando voglio pescare col vivo, purtroppo è facile ferire i pesci senza allamarli in modo corretto, ma tant’è.
Bisogna realizzare una serie di braccioli lunghi una ventina di cm con l’amo di vostra scelta, circa 7.
Una volta realizzati i braccioli, livellati gli ami e dal capo opposto del filo, legate tutti i capi in un unica asola. Verrà poi collegata al vostro trave. Io la uso con piombo da 30g scorrevole.
Andrà innescata una palla di pastura in cui annegare gli ami. Si può anche utilizzare del pane morbido ma, la tenuta dell’esca sull’amo sarà di breve durata.
La pastura potete acquistarla già pronta in comode buste ma, prepararla, è sicuramente più divertente.
Le mie ricette sono principalmente due, la prima senza farina, la seconda con
Prima versione:
Mollica di pane setacciata
pecorino grattugiato
aglio tritato (fresco e non porcherie in polvere che hanno pochissimo odore)
Uovo crudo
tonno in scatola
Bagnare esclusivamente con il latte
Amalgamate il tutto. Lavorate a lungo la pastura in modo che diventi gommosa e consistente, deve sempre resistere ad un lancio anche se breve.
Seconda versione
Farina
Latte
formaggio grattugiato ( preferisco sempre il pecorino)
Aglio
uovo
Sempre da amalgamare bene e da conservare in frigorifero il giorno prima. L’indomani la troverete gonfia e particolarmente gommosa.
Entrambe sono a base di formaggio ma, a seconda dello spot, si può sostituire con pasta di sarde finemente tritata.
Come pescare il CEFALO con la bolognese?
Durante una battuta di bolognese o di inglese, capiterà di insidiare la regina indiscussa di queste tecniche
La pesca al cefalo nei porti con la Bolognese
Presenti tutto l’anno, le taglie apprezzabili le troverete dalla primavera inoltrata fino all’autunno. Abituale frequentatore dei porti, dove trova il suo abitat ideale, fondali ricchi di sedimenti in cui grufolare alla ricerca di alghe o piccoli crostacei.
L’esca principe rimane il pane. Il terminale sarà sempre di esigua misura, dallo 0,08 allo 0,12. L’amo sarà proporzionato all’innesco quindi dal 20 al 14, avrà filo robusto e gambo dritto.
Le canne avranno azione di punta e progressive, la lunghezza proporzionata al fondo. I muli, taglia da 1000 a 3000 imbobinate con ottimi monofili. Ricordando che la misura del filo in bobina ci costringerà ad usare terminali di dimensione adeguata con massimo tre misure di differenza o quattro purché di qualità. Quindi con un 14 in bobina potremo rischiare fino ad uno 0,08 come terminale.
La spallinata migliore è quella che vi permette di tenere l’esca ad un palmo dal fondo il più ferma possibile, difficilmente riuscirete a vedere le toccate del cefalo con corrente sostenuta, è di una delicatezza incredibile nel “ciucciare” l’esca. La torpille o il bulk con pallini singoli rappresentano un “must” .
Il galleggiante sarà il più leggero possibile, 1 o 2 grammi, molto affusolato, in nessun caso dovrà offrire resistenza all’altro capo del terminale.
Il terminale sarà dello 0,10 in caso di acque pulite possiamo salire un pò. Fino al 14 se peschiamo di notte in acque torbide.
Le tocche saranno delle bussatine che faranno trillare le nostre astine, la ferrata sarà decisa, il combattimento che ne seguirà, sono certo, sarà elettrizzante. Un cefalo di peso superiore ai 500g vi farà divertire parecchio. All’inizio salirà abbastanza facilmente, ma appena si renderà conto che deve opporre resistenza, inizieranno delle fughe violente verso il fondale. Riuscirete di nuovo a portarlo a galla ma sarà ancora presto per il guadino, riguadagnerò il fondo in breve tempo scendendo in modo obliquo e mettendo a dura prova le vostre attrezzature, dovrà essere sfinito per portarlo a guadino in tutta sicurezza.
Fate il possibile per non sbagliare la ferrata, allarmato uno anche gli altri fuggiranno e per diverse minuti non avrete più tocche.
Le esche per il cefalo pescando con la bolognese
Esca principe è sicuramente il pane.
Il pan bauletto si offre decisamente bene per questo tipo di pesca, sopratutto in diurna. Non occorrerà aromatizzarlo.
La preparazione è semplice. Prendetene una o due fette a cui avrete asportato la parte “cotta”, (il bordo), e tenetele ammollo per un paio di minuti in acqua di mare. Strizzatelo aiutandovi con un canovaccio asciutto e pulito. Tenendolo sempre dentro il canovaccio tiratene via una striscia, avrà la consistenza dell’ovatta. Giratela più volte intorno al gambo dell’amo. Non si presta al lancio.
Ho parlato del pan bauletto perché amo usare questo dopo svariate prove tra lui ed il pan carrè.
Una valida alternativa è rappresentata dalla polpa di sarda, soprattutto in quegli ambienti portuali dove si smercia parecchio pesce. La sarda andrà prima sfilettata, tolta la pelle e tagliata a misura con un coltello molto affilato. Evitate di usare la parte con la pelle, avrete parecchie tocche a vuoto perché verranno attirati i pesciolini dal fondo.
Altra ottima esca è il bigattino. Innescato singolo, sottopelle, su un amo del 22 o del 24, il cefalo tenderà ad ingoiarlo rendendo più facile la ferrata ma ha molto meno potere attirante delle altre due, soprattutto in inverno.
L’azione di pesca verrà preceduta da un abbondante pasturazione, solo così potremo fare in modo che il nostro innesco, posizionato all’interno della nuvola di pastura, sia degnato di un attacco.
La apstura andrà realizzata sulla base dell’esca che intenderemo utilizzare
La pastura di base è composta da pane e formaggio. A cui potremo aggiungere altri ingredienti a seconda della nostra personale esperienza di pesca o sulle preferenze del cefalo in quel determinato spot.
La pastura
Per un Chilogrammo di pastura base:
600 grammi di pane grattugiato
400 grammi di formaggio grattugiato
Mischiate a secco, aggiungerete l’acqua solo quando sarete posizionati sul vostro spot.
Pescando col pane andrebbe già bene la pastura di base.
personalmente amo aggiungere (sempre per chilogrammo di pastura)
100 – 200 grammi di sabbia setacciata
3-4 spicchi di aglio tritato
Olio di semi usato da mia moglie per le fritture di calamari (!)
Pescando con la sarda aggiungo:
olio di sarda, o sarda macinata extrafine
100 grammi di sabbia setacciata
Pescando coi bigattini aggiungo soltanto 100 grammi di bigattino per ogni chilo di pastura
Se il fondale dovesse superare i 5 metri, o se fossimo in presenza di forte corrente, meglio aggiungere 200g per chilo di farina. Renderà l’impasto più resistente e raggiungerà il fondo meglio.
Se la volete ancora più attrattiva, piuttosto che l’acqua di mare usate del latte intero nella miscelazione.
La pesca al cefalo in scogliera
In scogliera, sostanzialmente, vale il discorso già scritto per la pesca con la bolognese in porto. La variabile sarà costituita dal fondale e dalla corrente presente. Se il fondale dovesse essere superiore ai 5-6 metri vi sconsiglio la pesca al cefalo, avreste la presenza di tanta di quella minutaglia vorace ed aggressiva che difficilmente farà arrivare il cefalo sull’esca.
La pastura dovrà in ogni caso essere appesantita da ghiaietto o da abbondante sabbia setacciata, almeno 500g per chilogrammo di pastura. La consistenza da dare all’impasto sarà tendenzialmente più asciutta di quelle che avremmo usato in porto.